È questo quel che ancora oggi nelle botteghe di Cremona i maestri liutai vivono nella loro pratica quotidiana, in una dimensione artigianale di altissimo valore artistico, riconosciuto dall’Unesco patrimonio dell’umanità, con l’iscrizione del saper fare liutario tradizionale cremonese nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale a partire dal 2012.
Il patrimonio culturale, infatti, non è costituito solo da monumenti e collezioni di oggetti, ma anche da tutte le tradizioni vive che vengono trasmesse dagli esseri umani di generazione in generazione, proprio come il saper fare liutario tradizionale cremonese, nato a Cremona nella metà del Cinquecento.
L’iscrizione nella lista è senza dubbio un’attestazione di rilevanza culturale, ma non solo. Poiché si tratta di patrimonio vivente, quindi fatto della ricchezza di conoscenze e di competenze che viene trasmessa da una generazione all’altra, l’iscrizione nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale Unesco è anche – e soprattutto – l’impegno che la comunità depositare di quel sapere si assume per garantirne la trasmissione.
È questa trasmissione che l’Unesco tutela, attraverso varie misure che la favoriscano, a partire dalla Convenzione per la salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale (2003) che prevede una serie di procedure e strumenti per identificare, documentare, preservare, proteggere, promuovere e valorizzare ciascun elemento.
Ed è proprio in questa prospettiva che si colloca il piano di salvaguardia: raccolta di azioni a tutela del sapere e saper fare liutario, minacciato tanto dalla globalizzazione, quanto da eventi naturali, come abbiamo avuto modo di sperimentare, in occasione della recente, disastrosa diffusione del virus Covid-19.
In questo quadro, si inseriscono i lavori per la messa a punto del Piano di salvaguardia del saper fare liutario tradizionale cremonese, che la comunità sta conducendo grazie al supporto delle istituzioni: Comune di Cremona, il Ministero della cultura e l’Unesco, con la partecipazione di Regione Lombardia (AESS).
Obiettivo: definire forze, debolezze, sfide e opportunità del processo di trasmissione della liuteria tradizionale cremonese, individuando pratiche e strategie di salvaguardia con il coinvolgimento dell’intera comunità cremonese.
Salvaguardare l’antico metodo di costruire violini, secondo le prassi tramandate attraverso i secoli nelle botteghe, da maestro a maestro, è un tema che da sempre sta a cuore alla comunità di Cremona. Oggi, all’interno del Comune, un ufficio specifico si occupa di coordinarne le azioni, ma da sempre esiste in città una rete che mantiene viva la ricerca della qualità della liuteria, perseverando nella difesa del saper fare tradizionale.
L’attenzione alla salvaguardia della liuteria e della specificità di Cremona parte da lontano e si collega al progetto Distretti Culturali, concepito nel 2004 da Fondazione Cariplo per valorizzare il patrimonio culturale attraverso lo sviluppo del territorio. Il distretto culturale è, infatti, un territorio in cui sono presenti numerosi beni culturali e ambientali, servizi e attività produttive collegate tra loro, che vengono interessati da investimenti su capitale umano, integrazione tra filiere produttive e settore cultura, innovazione dei servizi e delle metodologie.
Il progetto si è sviluppato in 4 fasi:
L’Italia ratifica la Convenzione per la salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale Unesco del 2003.
Il saper fare liutario tradizionale cremonese entra nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale Unesco
Nel 2015 il Comune di Cremona presenta a Fondazione Cariplo una richiesta di finanziamento per progetto che si intitola Distretto culturale della città di Cremona, che costituisce la propaggine del progetto di Fondazione Cariplo relativo ai distretti culturali.
In questi anni, la liuteria si dimostra inequivocabilmente l’elemento dominante; parallelamente, la comunità dei liutai, sollecitata da alcuni progetti di formazione, manifesta interesse verso i temi e le attività del distretto, che quindi si trasforma in un distretto sempre dedicato al tema della formazione, ma specificatamente incentrato sulla liuteria.
Sempre nel 2017, l’Italia applica la Convenzione per la salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale (2003), già ratificata nel 2006, e modifica la legge che sino ad allora era stata usata per finanziare la tutela e lo sviluppo dei piani di gestione dei siti Unesco, introducendo, per la prima volta, come destinatari della tutela da parte dello Stato i cosiddetti elementi immateriali.
Da pochi a tutti
Sino a che vennero usati i fondi di Fondazione Cariplo, le attività si basavano su un progetto nato per iniziativa dell’Amministrazione e di una specifica Giunta, quindi con uno specifico indirizzo politico molto legato al tema dell’etica nella professione. Per questa ragione, il distretto funzionava – rispetto alla comunità – in modo selettivo: si lavorava con quei liutai che avevano non solo manifestato interesse ma anche sottoscritto un’adesione specifica in particolare a un patto di integrità etica. Gli altri liutai non venivano coinvolti.
Una volta che, invece, il Comune diviene soggetto referente del Ministero e attuatore delle convenzioni Unesco non può più operare una selezione di questo genere ma deve rivolgersi e raggiungere l’intera comunità, come stabilito dalla Convenzione per la salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale (2003), e dalla Convenzione di Faro.